15 mars 2019

  • Il faut des suiveurs !

    Avec musique
    Sans musique

    “Fais tout ce qui te plaît, répondit le serviteur. Allons-y, je te suis comme ton ombre!” 1 S 14.7

    Dans le premier livre de Samuel, il est question d’une guerre entre l’armée de Saül, roi d’Israël et les Philistins. Pour essayer de battre l’ennemi, Jonathan, fils du roi, décide de se lancer dans une opération commando et, sans informer qui que ce soit, entraine son écuyer dans cette mission délicate. Le récit biblique apporte diverses informations, notamment le nom de deux pics rocheux qui encadrent le camp philistin, mais omet de donner le nom du page. “Jonathan dit au serviteur qui portait ses armes : Viens, passons jusqu’au poste de ces incirconcis…L’écuyer qui portait ses armes lui répondit: Fais tout ce que tu as dans le cœur, n’hésite pas ; je suis avec toi, comme ton propre cœur.” L’issue de cette attaque-sur- prise est une victoire qui met à mal les Philistins. Si la Bible ne mentionne pas le nom du serviteur loyal et fidèle de Jonathan, il ne mérite pas moins toute notre attention et notre admiration. La seule chose que l’on sache de lui – et c’est répété trois fois en l’espace de quelques versets – c’est qu’il portait les armes de Jonathan. Ce jeune homme devait avoir assez confiance en son maître pour le suivre dans une entreprise très risquée. D’un côté, Jonathan exprime sa foi en Dieu, et de l’autre, le serviteur exprime sa foi en Jonathan. Il manifeste même son assurance en termes très forts. Il lie sa vie à celle de son maître, dont il porte les armes. Dans les engagements, voire les combats à mener chaque jour, il est parfois bon de foncer droit devant, mais il est bon aussi de suivre fermement ceux qui prennent l’initiative d’aller de l’avant. Il faut des gens qui ouvrent les brèches, et il faut de fidèles suiveurs, même anonymes. Si vous n’êtes pas l’un, vous pouvez être l’autre. C’est en conjuguant nos efforts que nous gagnons.

    B-1 an : Dt 25-26 & Mt 8

    B-2 ans : Dt 10 & Ps 80

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  • Garantito a vita! (seconda parte)

    Non sei ancora arrivato a casa! Dove abiterai per sempre? Nella casa del Signore. E che dire di quella dove stai abitando ora? E solo una dimora temporanea perchè «Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa.» (Filippesi 3:20-21)
    Ecco perché ci sentiamo così spesso a disagio. Questo malessere spiega perché ci sentiamo così spersi quando muore il nostro coniuge, o dal momento in cui abbiamo scoperto un nodulo maligno al seno o nei polmoni, o ancora dal momento in cui la nostra famiglia è scoppiata. Le incognite e le variabili della vita sono lì per ricordarci che questa terra non è la nostra vera patria. Non ne conosciamo neanche tanto bene la lingua. La sua cultura ci spiazza e ci turba il cuore. Il suo ritmo frenetico c’impedisce di riposare. Ci promette mari e monti ma il più delle volte rimaniamo delusi. È Dio che ha voluto così: il nostro vero indirizzo è inciso nel più profondo di noi stessi! Ascolta: «… egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta.» (Ecclesiaste 3:11)
    Eppure, anche se abbiamo gli occhi fissi sul paradiso, per alcuni di noi il cammino quaggiù è lungo e faticoso. Abbiamo perso i nostri sogni di gioventù, abbiamo ereditato un corpo che si è mal adattato al nostro spirito, un coniuge che non accetta la nostra fede, crolliamo sotto il peso dei debiti che ci mangiano gran parte dello stipendio, dobbiamo affrontare prove che sembrano superiori alle nostre gracili forze, e ci disperiamo. È difficile indovinare la nostra patria celeste attraverso i temporali che ci oscurano l’orizzonte. A volte desideriamo solo fermarci a lato della strada, o addirittura di abbandonarla una volta per tutte. Vorremmo proseguire, ma certi giorni lo sforzo ci sembra insostenibile. Allora ricordati di questo: Dio non ha mai promesso che il cammino sarebbe stato facile e gradevole, ma ha detto che l’arrivo sarebbe stato meraviglioso. Fidati di Lui: ti accompagnerà fino in fondo. Presto tutte le tribolazioni saranno dimenticate, quando scoppierà la gioia di scoprire che tipo di festino ha preparato!

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