Un nuovo concetto di ubbidienza (prima parte)

Paolo afferma: «infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo.» Ma la maggior parte di noi rifiuta di associare ubbidienza e piacere! Di solito ubbidiamo soprattutto quando temiamo di essere oggetto di rappresaglie! Forse i nostri genitori ci hanno abituato ad ubbidire senza comprendere, senza discutere. Certo è normale che i figli ubbidiscano ai loro genitori così come gli impiegati devono eseguire gli ordini dei loro capi, ma non è il migliore argomento per portarli ad ubbidire. L’elemento mancante in questa equazione è il “volere” che Dio ha posto dentro di noi il giorno della nostra redenzione. Anziché pensare a Dio come nostro controllore, pronto a fustigarci allegramente alla minima disattenzione, dovremmo piuttosto volerGli ubbidire per piacerGli visto che ha fatto tanto per noi.
L’ubbidienza a Dio non è una qualità che dovresti creare in te, ma piuttosto una qualità che dovresti attivare e sviluppare dato che il desiderio di piacerGli ti è già stato inculcato. Ubbidire al Signore vuole dire semplicemente “servirLo nella gioia”! Tutto il resto è solo servilismo ipocrita! Come nel caso di questo bambino che si è comportato male e che la mamma vuole punire facendolo sedere nell’angolo della camera dicendogli di rimanerci e di non muoversi. Qualche minuto dopo, quando gli chiede se è sempre seduto nell’angolino, risponde con tono ribelle: “Sì, in apparenza sono sempre seduto, ma nella mia testa sono in piedi!” Sta dando prova di ubbidienza o di servilismo? In fondo a sé non c’è nessun sentimento di gioia o gratitudine. L’ubbidienza secondo la Bibbia consiste nell’agire con gioia per compiere i disegni di Dio, in pieno accordo col desiderio profondo di piacerGli e di rispondere al Suo amore nei nostri confronti.

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