9 septembre 2019

  • La padronanza di sé

    Il dominio di sé nella Bibbia è menzionato nella Bibbia come una prova che lo Spirito di Dio abita in noi (Galati 5:22-23). Vivere come ci pare, senza nessun controllo è un po’ come sopprimere i freni di una macchina. Guidare così può essere eccitante per un certo momento, ma finirai per pagar cara la tua incoscienza! Togli i freni della tua vita e questa assomiglierà in poco tempo a un missile incontrollabile diretto verso la catastrofe.
    Impegnarsi a vivere una vita irreprensibile sul piano morale esige il controllo quotidiano dei nostri appetiti carnali, che chiedono solo di essere soddisfatti.
    La Bibbia ci dice: «Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia. Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? No di certo! Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell’ubbidienza che conduce alla giustizia?» (Romani 6:12-16) Se permetti alla tua carne di prendere il sopravvento, essa ti trascinerà molto lontano dal tuo cammino. Il nostro corpo non è un’incarnazione del male, ma ha degli appetiti che reagiscono molto facilmente alle tentazioni che provengono dal mondo che ci circonda, tutte più interessanti le une delle altre e in gradi di soddisfare la nostra carne, per un breve lasso di tempo almeno. Un altro autore cristiano ha scritto: “La nostra vita terrestre alla fine è un lungo rosario d’istanti che si sgranano gli uni dopo gli altri. E non voglio che la mia testimonianza in quando discepoli di Gesù Cristo, sia annientato da un solo momento di debolezza in cui ho lasciato la mia carne prendere il sopravvento! Non voglio che un minuto di collera, d’orgoglio o d’indulgenza sessuale butti un velo d’ombra su una vita passata a camminare sul cammino di luce dove procede il mio Signore. Tremo di paura a quest’idea e francamente, mi rallegro di aver paura di cadere, perché il giorno in cui smetterò di averne paura, sarò a due dita dalla catastrofe!”

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  • Saraï (4)

    Avec musique
    Sans musique

    “Vois, je te prie : le Seigneur n’a pas permis que j’enfante. Va donc vers ma servante…” Gn 16.2

    Saraï a désormais près de 75 ans et son mari 85. Et toujours pas d’enfant. De plus, Saraï se sait stérile depuis longtemps. Le miracle est donc de moins en moins possible. Aussi, Saraï pense qu’il faut agir et provoquer ce qui ne vient pas. Elle propose à Abram de faire un enfant à sa servante et d’adopter cet enfant comme s’il était le sien. Ainsi, par cet enfant, la postérité d’Abram pouvait commencer. La servante n’est rien moins que la première mère porteuse de l’Histoire. Ce scénario, même s’il nous semble plutôt scabreux, est un scénario qu’Abram accepte. De la même façon que Saraï avait accepté de se faire passer pour sa sœur, Abram accepte la proposition de son épouse qui l’invite avec un “je te prie” qui ressemble bien à celui de Genèse 12. 13. La suite de l’histoire nous montre que cette initiative, si elle semble généreuse, est une terrible erreur dont les conséquences seront énormes et durables. Il serait mal venu de notre part de critiquer le manque de patience de Saraï. Il est évident qu’elle cherche à permettre à son époux d’être enfin le père d’un début de multitude. Ne se sentant pas capable d’être l’instrument de Dieu, elle se substitue à Luipour que cette mission impossible soit reportée sur une personne plus compétente, sa servante. Quand les promesses de Dieu tardent et que les années passent, le découragement peut remplacer la foi. On peut aussi penser être capable d’agir à la place de Dieu et provoquer des événements pour accomplir ce que l’on croit avoir compris de ses intentions. Saraï prie son mari comme un jour Abram avait prié sa femme : ce qui semble bien sympathique dans la complicité du couple s’avère être, à deux reprises, une erreur fatale. Plutôt que de se prier mutuellement, pensons à prier directement Dieu pour qu’Il éclaire nos réflexions et nous conduise dans les actions justes.

    B-1 an : Ct 1-2 & 2 Co 4

    B-2 ans : Jr 17-18

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