Gesù ha detto: «Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova?»
Ti ricordi dell’epoca in cui la pecora smarrita eri tu? Dove saresti oggi se non fosse partito per cercarti? L’ottanta per cento degli ascoltatori di Gesù vivevano della terra, la maggioranza dei quali erano pastori.
Sempre circondati dalle proprie greggi, non si allontanavano mai dal pascolo. Si riposavano un poco e vegliavano che le pecore non pascolassero mai lontano da loro. Quando un animale si avventurava un po’ troppo distante, il pastore si sbrigava a riportarla col grosso del gregge. Se cadeva in un dirupo, veniva a tirarla fuori e la riportava all’ovile. Quando una pecora si feriva, era sempre lui che la curava. Le pecore non sono molto intelligenti, vengono attirate dall’acqua trasparente dei ruscelli e vi si avventurano senza sapere che la loro lana, impregnata d’acqua, rischia di trascinarle sul fondo e farle annegare. Hanno bisogno di un pastore in grado di riportarle verso «le acque calme» (Salmo 23:2).
Non dispongono di nessuno strumento di difesa naturale, né artigli né corna. Hanno bisogno di un pastore armato di bastone e di una verga che le protegga (Salmo 23:4). Non sono dotate del benché minimo senso d’orientamento. Necessitano quindi di qualcuno di sufficientemente saggio che le guidi «per sentieri di giustizia» (Salmo 23:3).
Per tutti noi avviene allo stesso modo! Abbiamo la bruttissima abitudine di lasciarci sommergere dalle difficoltà dalle difficoltà che avremmo dovuto evitare (sì, perché certe ce le andiamo proprio a cercare! N.d.t.). Non disponiamo di nessuna difesa naturale contro un nemico che «va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare» (1 Pietro 5:8). Ci perdiamo facilmente, vero? Abbiamo bisogno di un pastore, non di un cow boy il cui piacere sarebbe quello di pungolarci per farci andare avanti, no, di un pastore capace di prendersi cura di noi e di guidarci con amore! E uno ce l’abbiamo!