La corsa che Dio ci chiede di fare raramente è facile! Correre esige molto impegno e perseveranza. James Mc Donald ha scritto: “Ho vissuto sufficientemente a lungo per incontrare uomini e donne la cui vita era, qualche anno fa, consacrata completamente a Dio ma che da allora hanno abbandonato il loro impegno, si sono sviati dalla loro missione, sono deviati dal loro cammino, hanno perso il loro primo amore. Ho terribilmente paura di imitarli, un giorno. E dovresti essere attanagliato dallo stesso fantasma. La mia fedeltà alla causa divina dipende dalla mia volontà nel mantenere intatta la relazione che mi lega a Lui. Non voglio mollare la presa che Egli ha in questo momento nella mia vita e perdere il privilegio, che apprezzo così tanto, di servirLo fedelmente fino al giorno in cui verrò invitato in Sua presenza. Questa passione brucia in fondo al mio cuore, mi obbliga a procedere, mi mantiene onesto e umile. Tengo soprattutto a non arrivare al traguardo da atleta disfatto, vinto, superato o, peggio ancora, di abbandonare la corsa prima della fine della mia vita. Voglio assolutamente arrivare al traguardo, tagliare la striscia, con le braccia alzate al cielo, il viso inondato dal sole!”
Paolo ha scritto: «Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia.» (2 Timoteo 4:7) Il coraggio, unito alla perseveranza e alla fedeltà, portano sempre alla ricompensa. Il fotografo Jacob Riis un giorno disse: “Quando nulla sembra più darmi coraggio, vado a trovare un tagliatore di pietra e lo osservo mentre colpisce la pietra col suo martello quasi cento volte senza che succeda nulla. Ma all’improvviso, al centunesimo colpo la pietra si spacca e si divide in due. So che non è l’ultimo colpo di martello che all’improvviso ha infranto la pietra, ma che tutti i colpi vi hanno contribuito.”
La Parola di Dio è «come un martello che spezza il sasso» (Geremia 23:29).
«…tenendo alta la parola di vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato.» (Filippesi 2:16)