I versetti da 14 a 16 di questo capitolo degli Ebrei ci spiegano una verità che dovrebbe trasformare la nostra vita di preghiera. Ci fanno riflettere alla persona e all’opera di Cristo in qualità di Sommo Sacerdote pronto ad aiutarci a pregare. «Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli…» Gesù è così il nostro mediatore. Il Dr. Tony Evans ha scritto: “Il carattere più importante di questo Sacerdote è la sua stessa identità : Gesù, il Figlio di Dio, dimostrando i due lati della Sua persona, umana perché si chiama Gesù e divina perché è il Figlio di Dio. La sua persona è unica sia nella storia che nell’eternità, perché è l’uomo-Dio. In quanto uomo è in grado di provare le nostre stesse emozioni. In quanto Dio, può risolvere i problemi della nostra vita che influenzano così spesso le nostre emozioni!”
Quando Giobbe il patriarca, attaccato dai suoi amici, cercò di difendersi ed esclamò: «Dio non è un uomo come me, perché io gli risponda e perché possiamo comparire in giudizio assieme. Non c’è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!» (Giobbe 9:32-33) Egli cercava appunto qualcuno che fosse in grado di prendere la mano di Dio e d’identificarsi a Lui prima di congiungere la sua a quella di Dio. Giobbe sapeva che per lui sarebbe stato impossibile raggiungerLo da solo.
Ma noi non siamo obbligati a provare la stessa afflizione perché Gesù ha fatto da ponte tra Dio e noi! Comprende quello che proviamo quando gridiamo a Lui dal fondo della nostra disperazione e ha il potere di agire in nostro favore. Saperlo ci dovrebbe incoraggiare ad avvicinarci a Lui in qualsiasi momento del giorno e della notte per farGli conoscere che cosa ci disturba o ci crea preoccupazione.