Catherine Marshall ha raccontato questa storia.
“Un giorno, un re decise di offrire un premio all’artista che avrebbe rappresentato meglio la pace in un quadro. Parteciparono in molti alla competizione, ma solamente due tele attirarono l’attenzione del regnante. La prima rappresentava un lago tranquillo senza increspature sull’acqua, uno specchio perfetto in cui si riflettevano le vette maestose del secondo piano. Sopra un cielo blu decorato da qualche nube bianca leggera come cotone. Anche sull’altro quadro si vedevano delle montagne. Ma queste erano rugose e nude. Un cielo cupo e sinistro le schiacciava, gonfio di pioggia e zebrato da lampi violenti. Ai piedi delle montagne scorreva una cascata. Su questo quadro, a prima vista, nulla sembrava ispirare pace. Ma quando il re lo guardò più da vicino, notò oltre la cascata, un arbusto minuscolo aggrappato a una fessura della roccia. Un uccellino vi aveva costruito il nido. Nonostante la cascata che ribolliva poco lontano, era accucciato nel suo nido, e ispirava una pace perfetta. Secondo voi quale dei due vinse la competizione? Il re assegnò il premio al secondo spiegando: “La pace non significa trovarsi in un luogo dove non ci sono né suoni, né difficoltà, né duro lavoro. La pace è trovarsi in mezzo a un sacco di cose e, malgrado quelle, mantenere un cuore sereno.”
Prima o poi, scopriamo tutti che la vita non offre nessun rifugio pacifico senza nessun temporale. Scopriamo anche che la pace non è l’assenza di temporali, ma la sicurezza della presenza di Dio e della Sua protezione in seno stesso degli uragani, la certezza che la nostra fede e il nostro carattere si sviluppano grazie ad essi e, infine, la Sua promessa incrollabile di renderci in questa maniera più forti e più saggi.