Rivolgiti al loro spirito! (prima parte)

Abbiamo tutti sentito parlare di persone in coma, incapaci di reagire sebbene coscienti di quello che succede attorno a loro. Un paziente ha raccontato quanto si era sentito prigioniero nel suo corpo, nell’incapacità di esprimersi e disperato nel sentire i medici annunciare che avrebbero staccato le macchine che lo tenevano in vita e i suoi cari rassegnarsi alla sua scomparsa. Questa situazione solleva l’eterno e importante dibattito sulla sopravvivenza umana. Se ti rivolgi a qualcuno che si sta dibattendo in circostanze disperate o che lotta contro una malattia grave, parla di vita e di speranza al suo spirito, quella parte in lui che può ancora, per fede, reagire alla situazione in cui si trova e superare la disperazione «Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.» (Romani 10:17) E’ ascoltando ciò che Dio pensa, dice e può compiere che cresce la nostra fede, anche quando gli altri hanno abbandonato ogni speranza. “Ma la situazione è disperata!” Forse, ma finché non avrai sentito la voce di Dio, non puoi dire che la battaglia è persa. Dio ordinò al profeta Ezechiele di andare in una valle disseminata di ossa secche – difficile immaginare una situazione più disperata di questa! – e gli disse: «Così dice il Signore, DIO, a queste ossa: « Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete …”» (Ezechiele 37:5)
Sicuramente non potrai tenere vicino a te un essere caro che Dio, nella sua sovrana saggezza, ha deciso di chiamare a sé. Ma, aspettando la Sua decisione, rivolgiti al suo spirito con parole di vita e di speranza. Rivolgile anche al tuo di spirito. La fede non rifiuta la realtà delle circostanze, rifiuta solamente di essere intimidita, limitata o controllata da queste. Ecco perché Paolo ha scritto: «Quindi, da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano.» Allora, non dimenticare di rivolgerti allo spirito degli altri così come al tuo con parole di vita!

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