Avete mai provato a riflettere sul significato delle spine che furono utilizzate per formare
quella vergognosa corona simbolica posta sulla testa di Cristo?
Dall’inizio alla fine delle Scritture le spine rappresentano le conseguenze del peccato:
Nel giardino di Eden, in seguito all’atto di disubbidienza di Adamo ed Eva, Dio dichiarò
loro: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero
circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa
tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine
e rovi…» (Genesi 3:17-18)
Più tardi annunciò ad Israele che se tutti i popoli nemici non sarebbero stati distrutti
«…quelli di loro che vi avrete lasciato saranno per voi come spine negli occhi e pungoli
nei fianchi…» (Numeri 33:55)
Salomone ha scritto: «Spine e lacci sono sulla via del perverso.» (Proverbi 22:5)
Parlando dei capi poco scrupolosi, Gesù dichiarò: «Li riconoscerete dai loro frutti. Si
raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?» (Matteo 7:16)
Max Lucado ha scritto:
«La corona di spine che Gesù portò quel venerdì là, rappresenta tutti i nostri peccati.
Siccome noi eravamo prigionieri dei nostri cespugli spinosi chiamati invidia, collera, vergogna, scoraggiamento, rimorso, amarezza… Gesù, Lui che non aveva conosciuto alcun peccato, divenne “un sacrificio espiatorio per i nostri peccati” (1 Giovanni 4:10)
Neanche una sola volta Gesù fu tentato di utilizzare i Suoi poteri sovrannaturali per
assicurarsi un poco di benessere personale. Con una sola parola avrebbe potuto trasformare il
suolo ingrato e rude in un letto confortevole ed elastico, restituire al mittente gli sputi che
ricevette in viso dai Suoi accusatori e paralizzare la mano del soldato che brandiva la frusta che
gli lacerava la pelle della schiena.
Ma non ne fece nulla.
Il giorno in cui Dio ha inchiodato Suo Figlio al legno della croce, ha contemporaneamente
cancellato la lavagna dove si allungava sempre più la lista dei nostri peccati (rileggete Colossesi
2:14). Lo ha fatto mentre pensava già a te!»
Ecco perché Isaac Watts ha scritto: «Esamina quanto amore e quanto dolore mischiati insieme colano dal Suo volto torturato, dalle Sue mani e dai Suoi piedi forati. Avresti immaginato tanto amore così associato a altrettante sofferenze? Avresti potuto credere che tante spine così avrebbero costituito una corona così graziosa?»